top of page
  • Immagine del redattoreGloria Ferrari

Quanto ancora possiamo resistere

A 62 anni Luigi Ottavio era un medico di base molto stimato nella sua zone. Rinomato per professionalità, cura e gentilezza, non ha resistito, come molti, alla forza imponente dalla depressione. Un male silenzioso, il più delle volte invisibile, che nella foga ha trascinato con sé pure un’infermiera lombarda di 33 anni, durante la prima ondata di Coronavirus, tra marzo e aprile. È successo che la donna, dopo aver contratto il virus, ha tentato di togliersi la vita, ritenendosi colpevole della successiva morte del padre.

Il modo in cui percepiamo la figura dell’operatore sanitario, in maniera spesso distopica e conflittuale, si riflette in modo speculare nei comportamenti che il chirurgo di turno o l’infermiere che distribuisce i pasti ai malati adotta nei confronti degli altri e di se stesso.

Questo perché non riusciamo proprio a capire che la salute fisica non è di serie A, e la salute mentale non è di serie B.





Prima osannati e trattati da eroi, poi, dopo gli entusiasmi iniziali, considerati untori, portatori di virus. Come può tutto questo non intaccare persino la più salda delle menti? Medici, infermieri, sono stati costretti ad auto isolarsi, trascorrere settimane intere negli stessi ospedali o in alloggi momentanei che non erano casa. Non erano casa loro.


A soffrire di depressione e ansia è stato oltre il 50% degli operatori sanitari. A cui si è aggiunta insonnia e stress. Sono stati gli infermieri a risentire particolarmente di una simile condizione in quanto categoria più a contatto con i pazienti. Non si tratta solo della paura del contagio, non si tratta di assicurarsi di aver preso tutte le precauzioni del caso, di chiudere per bene lo spiraglio tra la manica del camice e i guanti. Il coinvolgimento emotivo, probabilmente inevitabile in questi casi, gioca un ruolo fondamentale. È il malato a chiedere, in maniera implicita e non, di essere amato, accudito, per non morire nell’indifferenza, lontano dalle persone care. E chi sopperisce a questa necessità? Gli infermieri.




Il problema è che il più delle volte reputiamo una malattia come tale solo quando è fisicamente visibile. Un taglio, una scottatura, una gamba rotta attirano l’interesse della comunità molto più di ansia e depressione. Sui piatti di una stessa bilancia, la salute fisica pesa molto di più.


In linea di massima, i modi in cui possiamo reagire ad una pandemia sono questi. Accogliere gli eventi con la dovuta calma, tenendosi a galla grazie ad una forte stabilità mentale. Oppure vacillare di tanto in tanto, lasciandosi andare a pensieri negativi (del tipo, “sento che potrei impazzire”), pur rimanendo tutto sommato forti e stabili. Può capitare che improvvisamente si sperimentino sentimenti quali ansia, depressione e stress, o che chi li aveva già finisca in una sorta di doppia depressione, in cui agli “strati” precedenti se ne aggiunge uno più spesso e difficile da buttar giù. Disagi, dunque, destinati a durare anche dopo la fine della pandemia.


Una situazione come queste ha portato, a partire da marzo, a circa 71 suicidi, solo in Italia, a cui si aggiungono 46 tentati suicidi. Sono sicuramente numeri destinati a crescere.

Gli studi hanno dimostrato negli anni che più della metà delle persone, posta davanti ad eventi traumatici, reagisce mostrando una buona resilienza psicologica ed una capacità di reagire senza troppe ripercussioni sulla propria salute mentale. Questo non accade durante una pandemia. Gli esperti temono, infatti, di ritrovarsi travolti da un’onda di malattie mentali e disturbi comportamentali che in altre circostanze si sarebbero evitati.

Complici anche i modi diversi in cui il virus ha colpito ognuno di noi (no, nemmeno le malattie sono uguali per tutti), le disparità di genere, età, provenienza, reddito, sistema sanitario.



Il problema alla base è che una pandemia di questa portata coinvolge ogni singolo elemento della nostra vita. Dalle relazioni sociali, al lavoro, dalla salute (propria e dei propri cari) al rischio di non far quadrare i conti a fine mese, dallo stress mentale (ricordati la mascherina, disinfetta le mani, tieniti in forma con sport domestici) all’isolamento forzato.

"Viviamo costantemente con un livello di paura, uno stato di eccitazione intensificato, proprio come i veterani del Vietnam e i veterani iracheni convivono ogni giorno", ha detto la consulente per i traumi Jane Webber alla CNN.


Ed è per questo motivo che il governo cinese, oltre ad occuparsi di avere a disposizione un’equipe sanitaria adeguata, ha trasferito psicologi e psichiatri a Wuhan durante la prima fase della quarantena.

Basti pensare, ad esempio, a tutte quelle persone in cura a causa di un disturbo alimentare. Come deve essere starsene chiusi in casa, per tutto il tempo, a tu per tu con i propri demoni? Una terapia online ha la stessa efficacia del recarsi fisicamente dal proprio medico?

Che la pandemia non riequilibri i piatti della bilancia? Che star male mentalmente abbia finalmente la stessa valenza (se non maggiore) di un dolore fisico?




Intanto, una soluzione forse c’è. Non è miracolosa e probabilmente neppure duratura. Tuttavia, dargli una chance non costa nulla.

Diciamoci la verità, passiamo le giornate a preoccuparti del passato e del futuro. Com’era prima? Ti ricordi di quando si poteva pogare ai concerti? Ti ricordi la fila che abbiamo fatto per vedere la prima di quel film? E al bar? Come ci abbracciavamo? Pensi tornerà tutto questo? Torneremo ad abbracciarci? Avremo paura? Quanto ci vorrà? Un anno? Metà del 2021?


Scordiamo, però, di chiederci una cosa essenziale: e il presente?


No, non si tratta solo di giornate che si susseguono somigliandosi un po’ tutte. È il qui e adesso, è l’ora, che necessita delle nostre attenzioni, come abbiamo sempre fatto. Facciamo ordine nella nostra mente, cataloghiamo eventi e pensieri per importanza. Ritorniamo a godere delle piccole cose, ad accorgerci di dettagli che tra qualche mese torneranno ad essere invisibili.


È tempo prezioso, l’adesso.


D’altronde, come dice Alain de Botton,

Salute mentale: avere abbastanza posti sicuri nella propria mente per sistemarci i propri pensieri

 

Immagini\Unsplash


29 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page