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  • Immagine del redattoreGloria Ferrari

Ok Bergoglio, ma la sua Chiesa è pronta ad accettare i gay?

A quanto pare, il Papa sembra essersi definitivamente pronunciato sulle unioni civili. Stando alle sue parole, gli omosessuali dovrebbero essere considerati figli di Dio al pari di qualsiasi altro essere vivente. Non è la prima volta che sentiamo Bergoglio esprimersi in simili termini nei confronti della comunità LGBTQ. Qualche tempo fa, ad esempio, aveva detto che le tendenze omosessuali "non sono un peccato", e ancora prima che "Se qualcuno è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicare?".


Tuttavia, sappiamo che la medaglia ha due facce e che, per amor del vero, è giusto prenderle in considerazione entrambe.



Infatti, se da una parte lo scintillio delle sue ultime parole quasi ci acceca, dall’altra non bisogna dimenticare che ad esempio, in un’intervista del 2018, Francesco aveva invitato gli omosessuali a non avvicinarsi al sacerdozio, perché “per uno con tendenze omosessuali, il ministero o la vita consacrata non è il suo posto". Per questo motivo, molti sacerdoti gay, quando sono stati intervistati dal New York Times, si sono definiti in "gabbia" a causa delle politiche della chiesa sull'omosessualità. Non è forse giusto parlare comunque di discriminazione anche quando gli si riduce il raggio d’azione?


Insomma, stando a come la Chiesa si è comportata in tutti questi anni nei confronti delle comunità omosessuali, non ci aspettiamo di certo di trovare file di cristiani gay in attesa di poter accedere alla messa della domenica. Ma succede anche che per alcuni la fede sia forte a tal punto da “perdonarle” ogni cosa. Essere gay ed essere cristiano è così inconciliabile? Come vedono i cristiani LGBT il loro posto nelle Chiese? In che modo la chiesa li include nella vita comunitaria?

L’approccio più diffuso riscontrato da parte delle comunità religiose è quello di essere "accoglienti, ma non consenzienti”, dunque capire ma non accettare. È come se con un piede pedalassero e con l’altro cercassero contemporaneamente di frenare.



Quindi bisogna scegliere? È questo che la Chiesa chiede? Scegliere tra essere un buon cristiano o essere gay? Se le cose non stanno esattamente così, comunque ci somigliano parecchio. Infatti, secondo alcune ricerche, molti dei cristiani che appartengono alla comunità LGBTQ, tendono a mantenerlo segreto. “Omonegatività” è il termine con cui si descrive meglio un atteggiamento del genere, che si traduce con un sentimento di vergogna nei confronti di se stessi e della propria sessualità. Uno stato d’animo riscontrabile molto meno fra i gay non religiosi o ex religiosi. “Crescere in chiesa ha giocato un ruolo piuttosto importante in queste insicurezze. Un mio grande errore è stato confidarmi con un pastore sulla mia sessualità quando avevo 18 anni. Mi ha detto che i miei sentimenti provenivano dal diavolo e ha condiviso la nostra conversazione - che credevo fosse riservata - con tutta la Chiesa la domenica successiva, come parte del suo sermone sull'immoralità sessuale". Sono le parole che una studentessa, Lucy Knight, ha scritto sul Guardian.

È vero, esistono decine di modi di discriminare, e accade anche che provengano “dall’altra parte”. Infatti, secondo alcuni dati, in media un cristiano LGBT + su 10 ha subito un’offesa in merito al suo credo all'interno della comunità queer. Potremmo pensare che sia giusto, che i gay hanno molti motivi per tenersi ben lontani dalla Chiesa e prendersela con chi ne pratica il culto. Tuttavia, la discriminazione può assumere diverse forme, e anche questa è assolutamente una di quelle.



Le parole del Papa, in ogni caso, hanno ridato speranza a molti, fedeli e non, anche se le alte mura frapposte tra universo LGBTQ e Vaticano sono ancora ben solide. Basti pensare che ogni volta che la Chiesa cattolica, in particolare durante i Sinodi dei vescovi, si è trovata a riflettere sulla tematica gay, il risultato è stato fallimentare. Ad esempio, nel 2014 Bergoglio aveva convocato un’ampia rappresentanza sacerdotale proveniente da tutto il mondo, per discutere insieme sul tema della famiglia. La riunione si era conclusa con la bocciatura di tutte le proposte che mostravano una leggera apertura nei confronti delle famiglie omo. Lo stesso avvenne nel 2015. In particolare, di quell’anno è bene ricordare la frase simbolo della conclusione dell’incontro: “Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Il Sinodo ritiene in ogni caso del tutto inaccettabile che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il ‘matrimonio’ fra persone dello stesso sesso”.


Sono sufficienti le parole di Francesco ad eliminare un’intolleranza radicata nelle viscere della Chiesa? Le stesse viscere da cui proviene il tweet del vescovo di Providence, Thomas Tobin. Il 1° giugno 2019 si leggeva sulla sua pagina un monito nei confronti di tutti i cristiani: è proibito ai cattolici di partecipare agli eventi indetti per il Pride Month (che ricorre ogni giugno). In particolare, il vescovo usava queste parole: “They promote a culture and encourage activities that are contrary to Catholic faith and morals. They are especially harmful for children”. Il giorno dopo il religioso si era scusato per averlo detto pubblicamente, ma non per averlo pensato.



L’origine di una concezione così ben salda è da ricercare nella Bibbia? O tra gli uomini?

In realtà, la Bibbia pone minore enfasi sugli atti dello stesso sesso di quanto faccia la Chiesa. Non si può negare, però, che a molti cristiani potrebbe essere stato detto che la Bibbia proibisce chiaramente l'omosessualità. “Dei 35.527 versetti della Bibbia cattolica, solo sette - lo 0,02% - sono talvolta interpretati come atti che proibiscono gli atti omosessuali”, dice Lisa McClain, professoressa di storia e studi di genere. E anche all'interno di questi, non ci sono chiari riferimenti a relazioni omosessuali. È stata la modernità ad attribuirgli interpretazioni a volte un po' troppo forzate. Errori di traduzione, avulsione dal contesto e interpretazioni errate potrebbero aver alterato i significati delle Sacre Scritture per giustificare i moderni pregiudizi. Si dubita che al tempo degli apostoli ad esempio, e di Cristo, si avesse una chiara visione di cosa fosse l’omosessualità.

Tuttavia, ci sono elementi ricorrenti a cui i più accaniti conservatori si appellano. Ad esempio, il fatto che Dio abbia creato maschio e femmina, secondo quanto detto nella Genesi, col fine della procreazione e che, per legge naturale, solo maschio e femmina sono destinati ad unirsi. Quello che forse non sanno, però, è che dare uno sguardo al regno animale basterebbe a fargli vedere come in natura ci siano prove evidenti di attività omosessuale.



Non si cerca di dare la colpa a qualcuno e non c’è nessuno da convincere. Che la Chiesa non sia ancora totalmente pronta (lo sarà mai?) ad accettare una realtà diversa dalla propria lo dimostrano pure i dati. In Italia, ad esempio, secondo un’indagine de Il Sole24Ore, intorno al 40% dei cittadini cristiano praticanti sarebbe favorevole alle unioni omosessuali. Una percentuale che balza all’80%, se si parla dei cristiani non praticanti o dei non religiosi.

Arrivati a questo punto, qual è l’insegnamento che vale di più?


Ama il prossimo tuo come te stesso o porgi l’altra guancia?

 

Immagini: Pixabay\Unsplash

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